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"Quando non vediamo di non vedere"


Provate a coprire l'occhio sinistro e fissate la croce del disegno qui sopra, ponendovi ad una distanza di circa 40 centimetri dall'immagine. Risulta molto importante, per questo esperimento, fissare la croce con l'occhio libero senza muoverlo.

Ciò che potrete osservare, muovendo avanti ed indietro la testa per accorciare od allungare la distanza, è che il pallino, di grandezza non trascurabile, scomparirà e riapparirà alternativamente!

È interessante, invertire anche l'occhio coperto e ripetere l'operazione incrociando il punto da osservare.

In realtà possiamo fare questo semplice esperimento anche senza il disegno, utilizzando invece i due pollici: noterete che appariranno decapitati!

Questo accade perché, in questa particolare posizione l'immagine del pallino (o del pollice)cade in una zona della retina dalla quale si dipana il nervo ottico, una zona non sensibile alla luce denominata "punto cieco".

Questo "buco" viene normalmente corretto, e generalmente, a meno che non si ricorra ad ingegnose manipolazioni, non percepiamo discontinuità nella realtà e nella nostra quotidiana esperienza visiva risulta uno spazio continuo.

Il punto cieco può essere anche una buona metafora per interpretare l'insieme degli avvenimenti che, nella vita di ciascuno di noi, possono risultare, ad un primo sguardo, inspiegabili e insensati.

Quante volte ci è capitato di trovarci in situazioni difficili e non capire il come e il perchè si è arrivati a quel punto? Oppure quanti avvenimenti e comportamenti di persone attorno a noi sono difficili da comprendere? O ancora, quante volte abbiamo interpretato (o hanno interpretato) alcuni comportamenti in maniera differente rispetto all'intenzionalità presunta?

Il nostro punto di vista rispetto a ciò che ci accede, può generare in noi percezioni completamente differenti, sia rispetto a ciò che un altro individuo può vedere sia, in linea più generale, rispetto a ciò che ci troviamo davanti. Le illusioni ottiche e l'esperimento del punto cieco possono fornirci dei chiari esempi.

Un principio molto noto in psicologia sottolinea come la realtà esterna sia, prima di tutto, ciò che noi percepiamo, interpretiamo e costruiamo, e che il "tutto", (il mondo, l'esperienza) è sempre diverso (o meglio è di più) della somma delle singole parti che lo compongono. L'illusione ottica riportata di seguito ci fornisce un chiaro esempio: ogni figura che compone il quadro è importante per la realizzazione d'insieme, allo stesso tempo le immagini prese singolarmente e unite semplicemente tra loro non basterebbero per creare il disegno voluto.

Questo passaggio, dalla singola immagine al quadro d'insieme, dal particolare ad una visione globalmente differente, è un importante tipo di cambiamento. Vedere le cose da un altro punto di vista, o incorporandone anche un altro, è molto chiaro nell'osservazione delle più famose illusioni ottiche, ma talvolta è meno intuitivo (e difficile) provare ad applicarlo nella vita quotidiana, nelle relazioni che viviamo, negli avvenimenti che ci capitano e con chi ci è vicino.

Questo è uno dei punti fondamentali su cui lavora la psicologia, incoraggiando le persone ad allargare a nuove esperienze i propri punti di vista, con i quali percepiscono e costruiscono la realtà. Nella seduta viene applicato una sorta di zoom che permette di allargare il campo e inglobare la figura intera, senza tralasciarne i particolari.

La terapia (o almeno alcuni tipi di terapia) non interpretano la realtà, non suggerisce chiavi di lettura "esatte" e "corrette". Piuttosto si costruisce, insieme alla persona o alla famiglia, un nuovo modo di osservare la realtà, che garantisca la dinamicità di punti di vista differenti e dia spazio alla creatività e alla co-costruzione di significati e modalità relazionali nuove.

In terapia non si fanno "rivelazioni", si lavora insieme perchè da piccole immagini singole si possa costruire un interessante quadro.

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